46. L’anima della pedagogia

Quando pensiamo al ruolo della scuola, bisogna prenderci qualche minuto per capire che siamo stati guidati fino a questo punto; non ci siamo arrivati intenzionalmente.

Circa centocinquanta anni fa, solo l’1% della popolazione andava all’università. Studiavano per l’amore di studiare. Facevano filosofia, matematica o scienze, tutto con lo scopo di capire meglio l’universo.

Il resto del mondo non andava a scuola. Imparavi qualcosa dai tuoi genitori, forse, o se eri ricco da un insegnante privato. Ma i fabbri o gli stallieri o i barbieri non si sedevano in scuole eleganti pagate dai contribuenti, perché semplicemente non esistevano.

Naturalmente dopo l’invenzione della scuola pubblica, tutto questo cambiò. L’1% continuava ancora ad andare a scuola per imparare come funzionava l’universo.

E il rimanente 99% iniziò ad andare a scuola perché gli veniva imposto. E la scuola ti insegnava a scrivere (così potevi fare il tuo lavoro), a leggere (così potevi fare il tuo lavoro) e l’aritmetica (così potevi fare il tuo lavoro).

Per una generazione, questo è quello che ha fatto la scuola. Era una scuola pensata e focalizzata per preparare i bambini dell’era pre-industriale.

Poi, come spesso accade nelle istituzioni, lo scopo originale del progetto affondò. Nel momento in cui stiamo insegnando qualcosa, pensarono, continuiamo ad insegnare qualcosa. E così le scuole aggiunsero qualsiasi materia accademica. Insegnavamo matematica complessa o fisica o chimica o Shakespeare o il latino – non perché ti avrebbero aiutato nel tuo lavoro, ma perché imparare molte cose era importante.

La scuola pubblica cambiò direzione, insegnando le materie accademiche alle masse.

Voglio essere molto chiaro: non vorrei vivere in un mondo privo di educazione. Penso veramente che l’educazione renda ogni essere umano migliore, elevi la nostra cultura e la nostra economia, e crei la base che guida la scienza che conduce al nostro benessere.

No. Semplicemente mi chiedo quando abbiamo deciso che lo scopo della scuola fosse quello di stipare il più possibile una marea di dati/concetti di base/fatti nella testa di ogni studente.

Perché è questo quello che stiamo facendo. Non solo stiamo evitando problemi che richiedono una praticità e progetti e l’uso di informazioni per sperimentare; stiamo anche testando in modo aggressivo gli studenti su concetti di base.

Quale obiettivo sociale stiamo soddisfacendo quando spendiamo l’80% del tempo a scuola ad addestrare e intimidire i bambini in modo che possano momentaneamente digerire per poi rigurgitare il programma del mese?