4. A cosa serve la scuola?

Sembra una domanda così ovvia che sembra inutile rispondere. E nonostante questo, ci sono molte risposte possibili. Eccone alcune (qui mi riferisco alle scuole pubbliche o private largamente diffuse, dalle elementari alle università):

  • Per creare una società che sia culturalmente coordinata.
  • Per promuovere la scienza e la conoscenza e continuare ad informarsi per la bellezza di farlo.
  • Per innalzare la civiltà mentre si danno alle persone gli strumenti per prendere decisioni consenzienti.
  • Per educare le persone a diventare lavoratori produttivi.

Durante le ultime tre generazioni, sono nate moltissime scuole aperte a tutti, e questo significa che più persone stanno spendendo sempre più ore a scuola rispetto a prima. E i costi di queste scuole stanno crescendo ancora più velocemente, con miliardi di dollari spesi per far sì che le scuola diventi una cosa di massa.

Fino a poco tempo fa, la scuola faceva un ottimo lavoro per portare avanti solo uno di quei quattro obiettivi sociali di cui sopra. Per prima cosa, analizziamo gli altri tre:

Una società culturalmente coordinata: la scuola non è minimamente capace in questo rispetto ad esempio alla televisione. C’è un abisso tra l’esperienza culturale in una scuola di città senza fondi e sovraffollata e l’esperienza culturale in una scuola con discreti fondi della periferia. C’è una significativa distinzione culturale tra uno che abbandona gli studi alle superiori e un laureato di Yale. Ci sono opinioni discordanti su cose semplici come se sia utile o meno il metodo scientifico: dove siete andati a scuola dice molto su cosa vi è stato insegnato. Se l’obiettivo della scuola è quello di creare una base per una cultura comune, non è proprio riuscita in questo intento, nonostante ne sarebbe stata capace.

Informarsi per la semplice bellezza di farlo: spendiamo una fortuna per insegnare la trigonometria a ragazzi che non la capiscono, non la useranno, e non spenderanno altro tempo delle loro vite a studiare matematica. Investiamo migliaia di ore per insegnare a milioni di studenti narrativa e letteratura, ma finiamo anche con insegnare alla maggior parte di loro a non leggere più per divertimento (uno studio ha dimostrato che il 58 per cento degli Americani non ha più letto per piacere personale dopo essersi diplomato). Non appena associamo il leggere un libro ad una verifica, abbiamo già sbagliato.

I requisiti per diventare professori universitari sono sempre più alti, ma è anche vero che sforniamo laureati che non sono in grado di insegnare e non sono particolarmente produttivi nella ricerca. Insegnamo un sacco di cose, ma la quantità di conoscenza davvero assorbita è minuscola.

Gli strumenti per prendere decisioni intelligenti: Anche se praticamente tutti nel mondo occidentale sono passati attraverso anni di scuola obbligatoria, vediamo sempre più persone credere in teorie non fondate, decisioni sbagliate dal punto di vista economico, e progetti scadenti per comunità e famiglie. La connessione delle persone con la scienza e le arti è debole a dir poco, e l’acume finanziario del consumatore è penoso. Se l’obiettivo era quello di innalzare gli standard del pensiero razionale, della investigazione scettica, e della creazione di decisioni utili, abbiamo fallito per la maggior parte dei nostri cittadini.

È per questo che sono convinto che la scuola sia stata creata per portare avanti un obiettivo particolare. Lo stesso che la scuola sta portando avanti per centinaia di anni.

I nostri nonni e bisnonni hanno costruito la scuola per insegnare alle persone ad avere un lavoro produttivo che potesse durare tutta la vita come parte dell’economia industrializzata. E ha funzionato.

Tutto il resto è una conseguenza, un effetto collaterale (alle volte un effetto felice) del sistema scolastico che abbiamo costruito per formare la forza lavoro che ci serviva per l’economia industrializzata.