107. Le facoltà di legge

L’eccezione apparente alla lista riportata nel capitolo precedente è la facoltà di legge. Ci sono tantissime facoltà di legge, probabilmente troppe, e apparentemente sfornano periodicamente centinaia di migliaia di avvocati.

Ma quello che ogni avvocato vi dirà è che la facoltà di legge non insegna come essere un avvocato.

La facoltà di legge è un processo annebbiato di tre anni, un serbatoio basato sulla competitività e l’assorbimento di nozioni irrilevanti, combinate con esami molto stressanti e pressioni sociali.

La pedagogia della facoltà di legge non ha niente a che fare con l’essere un avvocato, ma ha tutto a che fare con l’essere circondato da individui competitivi che usano le parole come armi e dati come munizioni. Questa indottrinazione è esattamente quella da cui molti avvocati traggono beneficio.

(La parte ironica qui è che la facoltà di legge fornisce precisamente quel genere di situazioni di cui ho parlato prima: mette gli studenti in posti dove possono sviluppare le loro menti razionali e allo stesso tempo imparare a calmarsi e a lavorare, qualsiasi lavoro gli capiterà).

Il metodo è astuto: utilizzare la metafora della scuola, le lezioni e le verifiche, per creare un ambiente dove un risultato probabile sarà che le personalità verranno plasmate e la cultura legale incoraggiata. Infatti, potrebbero rimpiazzare metà dei corsi con dei corsi su argomenti totalmente differenti (Shakespeare, la storia della magia) e produrre esattamente lo stesso risultato.

Parte della finzione accademica di questo fenomeno è creato dagli articoli di giurisprudenza, pubblicazioni che sono prodotte dalle facoltà di legge e che comprendono dei trattati accademici ad opera di professori della stessa facoltà. Invece di riconoscere che la facoltà di legge è un’istituzione vocazionale, le scuole migliori fanno a gara per assumere professori che fanno delle ricerche esoteriche. I 3,6 miliardi di dollari spesi ogni anno come tasse date alle facoltà di legge vanno, in gran parte, a questi professori.

Secondo uno studio fatto nel 2005, il 40 per cento (!) degli articoli di giurisprudenza in LexisNexis (banca dati in ambito giuridico e finanziario) non è mai stato citato (mai, neanche una volta) in un caso legale o in un altro articolo di giurisprudenza.

Il problema è che questo processo è uno spreco molto costoso. I migliori studi di avvocati hanno scoperto che devono prendere dei laureati in giurisprudenza e formarli per un anno o più prima che possano lavorare in modo produttivo: molti clienti si rifiutano di pagare avvocati che esercitano da neanche un anno, e per una buona ragione.

Un altro esempio di come non chiedere “a cosa serve la scuola?” e giocare invece ad un gioco competitivo con regole che non hanno senso.